E’ vero, come sosteneva Marcel Proust, che è difficile che una felicità venga esattamente a posarsi sul desiderio che l’ha reclamata. Però può accadere. Eccome se può accadere. Per esempio tutto ciò è avvenuto, come per miracolo, ai quindicimila tifosi assiepati due giorni fa, allo stadio “Picchi”, al termine del derby col Pisa. Quanto era attesa, sognata, invocata e bramata la vittoria contro i nerazzurri? Non c’è metro di misura per quantificarla. Ma qualcosa si è “mosso” e la felicità, scesa da una nuvoletta, è andata a impadronirsi dei cuori desiderosi del popolo amaranto.
Lì, sui quei gradoni esposti all’intemperie da 86 anni, ho rivisto scene equiparabili alle partite-promozioni di Treviso e Piacenza. Gente commossa che s’abbracciava, sbraitava, rideva e saltava; gente che si portava le mani alla testa come dire “ma è proprio vero?”; gente in estasi che fissava i giocatori amaranto che correvano di qua e di là e poi si fiondavano sotto la curva a lanciare maglie e pantaloncini. Ecco: la felicità s’è posata sul desiderio di vittoria, di riscatto e di rinascita proprio nel giorno del giudizio. Ed è stata assoluzione piena.
L’ABBRACCIO. Oggi apro il “Tirreno” e resto folgorato da una foto al tempo stesso straordinaria e emblematica: lo scatto (di Riccardo Repetti) immortala l’abbraccio tra nonno e nipote. Tra Aldo Spinelli e Edoardo Spinelli, figlio di Roberto, che “indemoniato” canta anche “Pisa M…”.
Ecco, mi sono detto, questo è derby e allo stesso tempo storia del derby e anche l’ideale passaggio di testimone dell’amore per la squadra. Perché quanti abbracci tra nonno e nipote, tra padre e figlio, tra amici e amiche ci saranno stati nel caro, vecchio “catino” che immagazzina emozioni sin dal 1933? Quanti ragazzini che diventeranno padri racconteranno ai loro figli il successo del Livorno nonostante fosse arrivato al derby da ultimo in classifica e con pronostico contro?
PUNTO E A CAPO. Forse sbaglio, forse do a questa vittoria più valore di quanto meriterebbe però dentro ho avvertito un gigantesco “punto e a capo”, una svolta, un rimettersi in carreggiata. Magari è una sensazione mia, tuttavia ritengo che dietro lo striminzito 1-0 sia nato qualcosa di grande; o meglio sia rinato qualcosa di grande. E mi piace pensare che fuori dalla porta siano rimaste paure e frustrazioni e anche rancori e incomprensioni e che questo successo rappresenti un pieno di ottimismo per tutti coloro che hanno a cuore le sorti amaranto mentre sul fronte della squadra aiuti a fortificare il carattere e soprattutto a prendere coscienza della propria forza, che guardate è ben più potente di quanto si creda e si sia visto sinora.
CITTADELLA. Credo che questo Livorno, rimasto per otto giornate con la testa sott’acqua a causa di mille e mille episodi negativi, sia ancora in grado di farsi largo a spallate per risalire in una posizione medio alta.
Sarà davvero importante, domani a Cittadella, lottare ancora per portare a casa un punto, dopodiché riscriveremo la storia di questa stagione, anche con il graduale rientro di gente come Viviani, Luca Rizzo, e poi più in là di Brignola, Stoian e tutti gli altri. Intanto rientra Marsura e già questo fa tirare un sospiro di sollievo a noi mentre fa scattare l’allarme in casa veneta.
SCARAMANZIA. Ora un passo indietro, torno nuovamente al derby con una nota di colore. Aldo Spinelli, che ci mette sempre la faccia nelle giornate più impegnative e aspre, era da poco rientrato in tribuna, dopo essere stato in campo ed aver salutato tutta la tifoseria. Aveva sfoggiato il giubbotto impermeabile giallo protagonista di vecchie e storiche “battaglie” e nel suo gesticolare e chiedere il sostegno del tifo con ampi movimenti delle braccia mi aveva riportato un po’ con la mente a Romeo Anconetani che tuttavia era molto più plateale. Poi pochi attimi prima dell’inizio della partita gli occhi mi cadono sul tecnico del Pisa Luca D’Angelo. E lo “sorprendo” mentre in piedi al vertice dell’area tecnica dalla tasca destra della tuta estrae alcune manciate di sale che poi con un rito tutto suo calpesta, secondo me disegnando una croce, o comunque qualcosa di molto simile. E non è finita.
La mano destra di D’Angelo va ad infilarsi in tasca ad ogni attacco che i nerazzurri portano nell’area amaranto. Ma serve a poco, alla fine ci resta di… sale: Spinelli vince anche il derby della scaramanzia. E si vola a quota 7. Sono andato a vedere la simbologia dei numeri: date retta è un bel numero. Sciu Aldo, forse, lo sa bene.
di Sandro Lulli
foto di Riccardo Repetti
1 Comment
Otto
28 Ottobre 2019 at 18:44Complimenti a Lulli per la Sportività e grande competenza. Sempre equilibrato e imparziale nei commenti.
L’unico che può ricordare Brera o Garanzini…. Ovviamente nelle penne delle ns latitudini