Il leone mangia la triglia. Si potrebbe riassumere cosi Venezia-Livorno. Sì perché quella andata in scena al Penzo è stata una gara equilibrata, che se fosse terminata sullo 0-0 nessuno si sarebbe stupito più di tanto. Invece il Venezia ottiene il massimo con il minimo sforzo grazie anche, e soprattutto, ad un Livorno non pervenuto nei primi 45 minuti. E dire che Breda si era presentato a questa sfida con il 4-2-3-1 fin da subito, atteggiamento tattico che sembrava presagire un Livorno offensivo, aggressivo. E invece l’atteggiamento sbagliato era quello mentale con gli amaranto troppo timidi e attendisti. Tant’è che al minuto 39 l’ex di turno Mattia Aramu, su punizione, mette il pallone alle spalle di Zima, siglando così il gol che si rivelerà decisivo.
Livorno che dopo questo schiaffo, si tuffa nella ripresa con ben altro spirito e ritmo. L’ingresso in campo di Viviani al minuto 74 regala nuove idee e freschezza, con il regista che dopo nove minuti batte Lezzerini ma il suo bel destro è respinto da Ceccaroni sulla linea. Viviani fa anche espellere Lollo ad un minuto dalla fine, in pieno recupero, dopo averlo lasciato sul posto con un dribbling. Proprio da qui nasce al 95’ l’ultima occasione per il pareggio: punizione calciata dallo stesso Viviani, colpo di testa di Bogdan respinto da Lezzerini con Raicevic che segna in mischia ma per l’arbitro è fallo sul portiere. Urlo strozzato in gola per gli amaranto e triplice fischio.
Livorno che dunque non riesce a trovare continuità rimanendo ancorato al penultimo posto con 10 punti conquistati in dodici giornate. Viene da chiedersi: perché non si è vista fin da subito la verve che invece è emersa nella ripresa? Del resto nel primo tempo il Venezia ha mostrato maggiore convinzione e grinta, qualità che il Livorno ha tirato fuori troppo tardi. Sì, Il leone al momento giusto, ha mangiato la triglia.
di Matteo Brucioni
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