Sebbene negli ultimi mesi i prezzi delle materie prime siano in calo, l’importazione di questi prodotti potrebbe costare quest’anno al sistema Paese almeno 80 miliardi di euro in più rispetto al periodo pre Covid.
I prezzi dei metalli e dei minerali, ad esempio, in questi ultimi tre anni sono rincarati mediamente del 25,7 per cento; quelli energetici, invece, sono raddoppiati (+101,3 per cento). Va tuttavia segnalato che tra gli energetici l’aumento del prezzo del carbone è stato del 463,3 per cento e del gas naturale addirittura del 671,6 per cento. Più contenuti, invece, i rincari registrati dal ferro (+4,6 per cento), dallo stagno (+16,8 per cento), dallo zinco (+21 per cento), dal nickel (+29,3 per cento), dall’alluminio (+30,7 per cento), dal rame (+32,9 per cento) e dal petrolio (+57,7 per cento). Sempre rispetto al 2019, tra le materie prime solo il piombo ha subito una diminuzione del prezzo dell’8,4 per cento.
Ad aver sicuramente spinto all’insù i prezzi delle materie prime ha concorso anche il costo dei noli marittimi dei container che sebbene nell’ultimo anno abbia subito una contrazione media del 68 per cento, rispetto all’avvento della pandemia è cresciuto del 170 per cento. Va ricordato che il 90 per cento circa del trasporto internazionale di merci viaggia via mare e un ruolo determinante nel trasporto container è tenuto dai paesi dell’estremo oriente. La Cina, ad esempio, con 14 porti nella top 20 generale controlla oltre il 54 per cento della quota di mercato mondiale.
I terminals containers del porto labronico, TDT e Lorenzini, non sembrano aver risentito della crisi mondiale. A Livorno nel 2021 sono stati movimentati 791 mila container Teu, con un incremento del 10,5% sul 2020 e un +0,2% sul 2019. Rispetto ai dati del 2020 è stato registrato un incremento sia dei container sbarcati (390mila Teu, +10,2%) che di quelli imbarcati (400mila Teu, +10,8%).
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