La famiglia padre, madre e due figli (di 22 e 27 anni) sono stati trasportati in ospedale.
Abitazione interessata da monossido di carbonio. Avvertendo affaticamento nei movimenti e mal di testa, babbo, mamma e due figli rispettivamente di 22 e 27 anni, hanno deciso di allertare il 118.
Erano circa le 7,30 di questa domenica mattina, quando i soccorrotori delle ambulanze sono giunti nell’abitazione in via Puccini, e constatato le condizioni dei quattro hanno deciso di trasportare l’intera famiglia al vicino pronto soccorso. Fortunatamente solo un lieve intossicamento per loro, tanto che i medici di turno non hanno ritenuto necessario il ricovero in reparto. Sul posto anche i vigili del fuoco per verificare le origini del malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento che ha causato l’intossicazione.
Con l’approssimarsi della stagione invernale si ripropone all’attenzione dei cittadini il tema del buon funzionamento degli apparecchi di riscaldamento per uso domestico: se gli impianti non sono usati in modo corretto o se non mantenuti, possono essere causa di gravi rischi per la salute.
In particolare, il pericolo maggiore è rappresentato dall’avvelenamento da monossido di carbonio, ancora troppo spesso protagonista delle cronache come assassino letale e invisibile.
Il monossido di carbonio (CO) è un gas incolore, inodore, insapore e non irritante. Si produce quando si brucia legna, carbone, gas metano, benzina, gasolio e in assenza di ossigeno e può raggiungere concentrazioni tali da provocare anche la morte degli individui.
L’assenza di caratteristiche specifiche lo rende quindi un pericoloso e silenzioso killer. Gli impianti più pericolosi sono gli scaldabagni a fiamma libera nei servizi igienici, le caldaie a gas poste in locali piccoli e con scarsa ventilazione, le canne fumarie o i canali da fumo con scarso tiraggio e gli impianti difettosi, mal funzionanti o non correttamente installati.
Perché il monossido di carbonio è così letale?
L’emoglobina, contenuta nei globuli rossi, è una molecola che lega l’ossigeno. I globuli rossi, quindi, in condizioni normali, trasportano emoglobina ricca di ossigeno e permettono a quest’ultimo di arrivare a tutti i tessuti. Il monossido di carbonio presenta un’affinità per l’emoglobina 200-300 volte maggiore rispetto all’ossigeno. Quando c’è in circolazione il CO, questo si lega all’emoglobina (sostituendo l’ossigeno) ed ai tessuti non arriva più ossigeno. Le conseguenze più gravi sono a carico dei principali organi (cervello, cuore, etc..).
Quali sono i sintomi?
I primi sintomi vengono spesso ignorati in quanto l’esposizione a monossido di carbonio non dà inizialmente segni evidenti. Le persone presenti in un locale chiuso che si va saturando di CO, anche ammesso che sentano che qualcosa di insolito sta succedendo, non hanno sempre la chiarezza di dover reagire perché, purtroppo, i primi segni da intossicazione sono generici (mal testa, affanno, sensazione di vertigini, confusione mentale, disturbi alla vista, a volte nausea e vomito). Tutti disturbi che, nel loro complesso, possono essere associati e ricondotti a diverse e comuni cause, con un non trascurabile rischio di sottovalutazione. Se l’intossicazione è grave, senza un tempestivo intervento medico, si giunge in breve tempo alla morte.
Quali sono i primi interventi?
Appena ci si rende conto della possibilità di un’intossicazione da monossido di carbonio, è necessario spalancare le finestre e ventilare a lungo la stanza, spostare la persona intossicata dal luogo in cui è stata esposta e contattare immediatamente il 118.
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