di Sandro Lulli >>>> Quella stupenda palombella amaranto, disegnata da Davide Marsura, avrebbe meritato di rendere di più: minimo tre punti, non certo uno. Valeva tre punti già di per sé per la bellezza intrinseca della giocata; non il tiro della vita, ma una esecuzione pensata e realizzata (con il portiere cosentino fuori dai pali) con la sicurezza pari alla convinzione: insomma, quelli sono gol di chi ha qualità, visione di gioco e piedi di velluto pregiatissimo. E infatti Davide da Valdobbiadene possiede tutto questo repertorio e non è un caso se ci sta conquistando tutti.
Ma la prodezza avrebbe meritato di mettere il sigillo alla vittoria anche per la prestazione complessiva del Livorno, mai in difficoltà per più di trequarti di gara e dopo aver costruito prima e dopo la rete del vantaggio, a inizio ripresa, non meno di cinque occasioni da rete con Luci, Raicevic (due), Porcino, Marras (tutti bravissimi tra l’altro) e ancora con lo stesso Marsura, mentre il Cosenza, al cospetto della squadra amaranto – che pure aveva stentato un po’ a carburare prima di guadagnare campo – mostrava i suoi limiti, le sue lacune: tecniche e di dinamismo. Poche idee e applicate male: logico che il tecnico Braglia si metta le mani nei capelli ingrigiti e minacci epurazioni.
Dunque un quadro perfetto, tanto perfetto che deve aver spinto Roberto Breda a osare. Ed ha osato, purtroppo, inserendo Mazzeo per Raicevic, sottovalutando il fatto che 7’ prima il golden boy Del Prato aveva salvato il risultato allontanando la sfera dalla linea di porta dopo un attacco convulso, l’avvisaglia che i rossoblù avrebbero fatto qualcosa per salvare almeno la faccia. Subito dopo Breda ha inserito un motivato Gasbarro per Porcino, affaticato e ammonito: ed ha fatto benissimo.
Ma è venuto a mancare il lavoro che svolge Raicevic, uno che mette tutto il fronte dei difensori in affanno e rientra pure. Che poteva fare Mazzeo (aspettate a criticarlo, diamogli tempo) isolato là davanti se la squadra non saliva più sugli esterni per di più stretto tra due cerberi? Niente. Così è stato. E allora perché non fare scendere in campo Braken, visto che l’olandesino per alcuni versi si avvicina al modo di stare in campo di Filip Raicevic, il montenegrino che ha anche il passaporto belga tant’è che corre per due e che tra l’altro non mi sembrava neppure spremuto? Così il Livorno si è abbassato prima del terzo cambio (76’) che ha snaturato definitivamente il quadro tattico: fuori Marsura, era stanco d’accordo, andava risparmiato per domenica con la Salernitana, ma per quale motivo sostituirlo con Murillo e non con un mediano? D’accordo Breda puntava sulle ripartenze, ma non sarebbe stato meglio difendersi con ordine, infoltire e proteggere centrocampo e retroguardia e cercare comunque il contropiede? Così un minuto dopo (77’) un altro pericolo sventato da Zima sui piedi di Pierini (che era entrato al 59’ per Machach) frutto dello sbilanciamento.
Quando ho visto 4’ di recupero (che peraltro mi aspettavo) confesso di aver avuto paura, però tutto sommato l’avevamo sbarcata: già vedevo la squadra a quota sei con Cremonese e Cittadella, e assaporavo l’aria della festa, della rinascita definitiva. E invece ecco che arriva l’altra quasi-palombella, di Pierini, Zima vola e vola bene ma su quella traiettoria angolata e a spiovere non poteva fare di più. D’impeto, al circolo Arci di Collinaia, ho scalciato un paio di sedie vuote – una ha colpito un tifoso davanti e mi sono subito scusato, lui ha capito – perché non ho saputo contenere la rabbia per la beffa, davvero immeritata al di là di tutto e anche al netto di due cambi che non ho digerito e devo dire che invece l’amico Nedo Di Batte è stato più cauto e controllato e ha fatto bene. Ed è riuscito a ridarmi immediatamente fiducia, perché il suo “pozzo” di ottimismo di inossidabile e appassionato e competente tifoso è sempre colmo. Ed ha ragione. Ma anch’io ho già metabolizzato tutto.
Roberto Breda, ci mancherebbe, ha comunque – per quello che conta – la mia stima: perché siamo di fronte a una persona e a un tecnico che sta assemblando un gran bel gruppo. Gli chiedo solo un briciolo di ruvidezza durante la partita – ai calciatori piace anche essere spronati nella giusta maniera – e di essere più da categoria in certi momenti della partita quando legarsi all’avversario può essere utile. In fondo anche lui, come questa squadra, ha grandi margini di miglioramento (come chiunque svolga con serietà, umiltà e impegno il proprio lavoro).
Intanto dopo tre giornate di digiuno e dopo la vittoria sul Pordenone la squadra ha segnato ancora ed ha sfiorato la vittoria ed ha mostrato continuità di gioco nell’ambito di momenti di calcio godibilissimi.
E ora ci aspettano due partite consecutive con la corazzata Salernitana e con il Chievo prima della sosta, dopo la quale Roberto Breda avrà a disposizione anche Viviani, Luca Rizzo, Brignola e uno Stoian più dinamico. Facciamo il pieno all’Armando Picchi e poi cambieremo anche il motore che già gira forte. Credo tanto in questo Livorno, perché anche nella notte di Cosenza ha brillato di luce propria nonostante due-tre pedine debbano trovare la loro casella. O due o tre caselle debbano trovare le loro pedine.
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