“Non danno segnali d’interruzione le aggressioni al personale di Polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Livorno – a dichiararlo è la Segreteria Provinciale della UIL PA Polizia penitenziaria -. Qualche giorno fa un Agente è stato costretto a ricorrere d’urgenza alle cure mediche presso il pronto soccorso dell’ospedale cittadino, dopo che è stato aggredito da una persona detenuta affetta da problemi psichiatrici, con una prognosi che costerà caro non solo al malcapitato collega, ma anche alla Direzione dell’istituto – sottolinea la UIL – che, con l’organico già ridotto all’osso, dovrà fare a meno del suo contributo. Oggi, è toccata a un altro Poliziotto! Un Sovrintendente è intervenuto insieme con altri colleghi per fermare la violenza devastatrice di una persona privata della libertà, mentalmente instabile secondo i referti degli esperti della sanità. Con una spranga ricavata da un infisso, il giovane detenuto ha iniziato a distruggere gli arredi della camera di pernottamento, fino a colpire il Poliziotto, che si era avvicinato all’ingresso della stanza per intentare un approccio con lo scopo di portarlo alla calma. Solo dopo qualche ora il facinoroso ha iniziato a dare i primi cenni di collaborazione. Il penitenziario cittadino vive, come non mai, una strisciante emergenza sia dal punto di vista strutturale, collocandosi in Regione al secondo posto dopo di quello di Firenze, sia per quanto riguarda la pianta organica della Polizia penitenziaria. A fronte dell’aumento della presenza di persone detenute con problemi psichiatrici – rileva il sindacato – diminuisce sempre più il numero degli operatori impiegabili. La relazione che intercorre tra questi due dati ha causato il forte indebolimento della sicurezza dell’istituto penitenziario, che si riflette immancabilmente anche su quella della società civile esterna. E’ del tutto evidente che l’evoluzione di questa correlazione non è più sottocontrollo e a pagarne le pene dell’inferno non solo sono gli operatori penitenziari per la sola colpa di essere servitori dello Stato, è la stessa collettività. Se si pensa che ciò si perpetra laddove pure attraverso l’esempio e la pratica della legalità si dovrebbe rieducare il reo, secondo il dettato costituzionale, appare evidente il paradosso di un luogo che non riesce più ad assolvere appieno la sua funzione e genera altri crimini oltre che degrado e sofferenza. È necessario che il piano generale d’azione dell’Amministrazione penitenziaria regionale cambi rotta. Va salvaguardata la salute e il benessere degli operatori penitenziari – rimarca la Segreteria provinciale – non c’è più tempo!”.
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