I pazienti oncologici dell’ospedale di Livorno potranno contare su un nuovo macchinario per contrastare la perdita dei capelli dovuta a trattamenti chemioterapici grazie a un contributo di circa 27mila dell’Associazione Cure Palliative.
“L’acquisto del nuovo strumento – racconta Giacomo Allegrini, primario del reparto livornese e direttore del dipartimento oncologico dell’Azienda USL Toscana nord ovest – è stato possibile grazie al finanziamento proveniente da parte di alcuni enti privati, ma soprattutto al fondamentale contributo dell’Associazione Cure Palliative di Livorno che colgo l’occasione per ringraziare. Il macchinario, già presente presso altri day hospital oncologici dell’Azienda, può essere efficace nella prevenzione della caduta dei capelli come ha dimostrato su alcune pazienti con un pregresso tumore mammario sottoposte ad un trattamento chemioterapico adiuvante. Contrastare l’alopecia può sembrare un aspetto di importanza secondaria rispetto alla terapia stessa, ma in realtà, quando possibile, può avere un ruolo non trascurabile nel sostegno psicologico dei pazienti”.
“La nostra principale missione – dice Francesca Luschi, presidente dell’Associazione Cure Palliative di Livorno – rimane sempre quella di sostenere il paziente nell’assistenza domiciliare come dimostra l’83 per cento delle risorse economiche e del personale dedicato a questo scopo. Ma siamo sempre pronti e disponibili a sostenere progetti o iniziative come questa che rientrino comunque a far parte dell’assistenza o del benessere dei pazienti”.
“I farmaci chemioterapici che sono maggiormente responsabili della caduta dei capelli – spiega Samanta Cupini, responsabile del Day Hospital Oncologico di Livorno – sono le Antracicline e i farmaci appartenenti alla famiglia dei Taxani che vengono impiegati per il trattamento preventivo delle pazienti affette da tumore mammario. La refrigerazione fino a – 4 gradi del cuoio capelluto è un trattamento semplice, ma efficace contro l’alopecia indotta dalla chemioterapia. Il casco permette di mantenere un raffreddamento continuo del cuoio capelluto mediante un liquido refrigerante che determina da un lato una vasocostrizione che diminuisce l’assorbimento degli agenti tossici e dall’altro rende i follicoli dei capelli meno suscettibili ai danni degli agenti chemioterapici. L’efficacia varia da paziente a paziente: dipende dalla qualità del capello prima dell’inizio della terapia, dal tipo e durata della chemioterapia. L’utilizzo del casco refrigerante permette a circa il 70 per cento delle pazienti sottoposte a chemioterapia di presentare un’alopecia di grado lieve o nulla un dato confermato da quanto già fatto anche a Livorno: grazie ai due nuovi caschi refrigeranti a disposizione abbiamo trattato ad oggi dodici donne sottoposte ad un trattamento a scopo preventivo che porta ad alopecia completa nel 100 per cento dei casi. Di queste dieci hanno sviluppato solo una lieve alopecia o mantenuto i loro capelli per tutta la durata della terapia”.
Nella foto di gruppo (da sinistra) Desi Lemmi (coordinatrice infermieristica), Samanta Cupini (responsabile Day Hospital Oncologico), Francesca Luschi (presidente Acp) e Giacomo Allegrini (direttore dipartimento oncologico).
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