Martedì 8 marzo, tre attività sono state l’obiettivo di due uomini d’origine straniera, che giravano sul marciapiede in cerca di vittime, da truffare, con diverse centinaia di euro in tasca: tutte false. La loro idea era quella di smistare queste false banconote, ma i commercianti non sono caduti nella truffa e sono riusciti a bloccarli all’interno della panetteria fino all’arrivo della polizia. Ma prima di essere condotti al carcere alle Sughere, c’è stato anche il tempo di un’aggressione ai danni degli agenti.
I due malviventi sono entrati in azione in via Donnini lunedì mattina, intorno alle 6.30, La prima tappa dei due è stato un bar, dove sono entrati chiedendo un caffè. La barista lo ha preparato e poi ha presentato il contro: 2 euro. I due a quel punto si sono scusati, spiegando che avevano soltanto una banconota da 50 per pagare, ovviamente falsa. La barista non si è accorta della truffa sul momento e ha dato tutti e 48 euro di resto ai due, che poi sono andati all’edicola per comprare il giornale e scambiare di nuovo soldi falsi, anche qui con successo. Infine sono entrati nel forno, sempre lì vicino, dove accanto alla cassa la titolare ha installato la macchina per il riconoscimento delle banconote. I due hanno chiesto solo un pezzo di schiacciata alla ragazza per poi favorire una banconota da 20 euro: lei l’ha passata allo scanner della macchina che ha riconosciuto il falso. La coppia ha provato ad insistere, ma lei ha tirato corto, dicendo che la schiacciata era un omaggio purché si togliessero dai piedi. E i criminali lo avrebbero fatto volentieri, non fosse che proprio in quel momento stavano arrivando al forno sia il titolare del bar che quello dell’edicola che nel frattempo si erano accorti della truffa. I due truffatori a quel punto hanno provato a scappare, ma senza successo, infatti i commercianti sono riusciti a fermarli fino all’arrivo degli agenti e quando questi sono arrivati i due li hanno aggrediti. Ne e’ scaturita una colluttazione su cui hanno avuto la meglio i poliziotti. iI due sono stati trasportati in carcere in stato di arresto con accuse pensati, contando anche i loro precedenti.
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