“Il sindaco Salvetti aveva annunciato, con una certa faciloneria, ampliamenti del suolo pubblico senza bisogno di pagare ulteriori costi – si legge nella nota a firma del consigliere comunale Alessandro Perini (Lega) – ‘Un aiuto concreto’, aveva detto Luca Salvetti.
Da ieri, però, gira sui social il preventivo chiesto alla Tirrenica dal titolare di un noto pub della città che spiega perfettamente quale sia la distanza (abissale) tra gli annunci di certa politica e il mondo reale dei commercianti. In questo documento reso pubblico si legge che per occupare lo spazio utile a 3 (tre!) tavoli per la durata di 4 mesi (dopo 3 mesi di chiusura), la Tirrenica pretende 1476 euro! Insomma, in concreto, l’ampliamento del suolo pubblico è tutt’altro che gratuito e, viste le cifre, tutt’altro che abbordabile.
Serve un cambio di passo sotto più aspetti. Da una parte serve evitare di fare annunci che poco corrispondo al vero. Non si deve, infatti, sottovalutare l’effetto psicologico che ha l’alimentare false speranze in persone che stanno attraversando un momento di gravissima difficoltà. Così come non va sottovalutato l’effetto di un ulteriore perdita di credibilità da parte delle Istituzioni agli occhi dei cittadini. Dall’altra parte, invece, servono aiuti e soluzioni veramente concrete.
Per questo faccio appello al sindaco, affinché si attivi per trovare un accordo con la Tirrenica per abbattere i costi delle occupazioni del suolo pubblico su cui incidono gli stalli blu. Questo perché sono proprio le linee guida volute dalle regioni ad imporre un distanziamento maggiore tra i tavoli dei locali e quindi la necessità di maggiore spazio. Titolari e dipendenti di ristoranti, bar, pasticcerie e pub, sono già in enorme crisi e hanno diritto a tutta la nostra collaborazione. Infine mi preme ricordare che, pur essendo la Tirrenica un soggetto privato, ciò non impedisce certo di modificare il rapporto di concessione; anzi, se per la contrarietà della Tirrenica un diverso accordo non fosse raggiunto, questa sarebbe lo spunto giuridico per procedere finalmente ad una revoca della concessione stessa.
Il coronavirus ha stravolto le nostre vite e far fronte alle nuove esigenze è il preminente interesse pubblico che può giustificare la revoca di una concessione che è diventata, ormai nei fatti, un assurdo e intollerabile privilegio – conclude la nota –“.
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