Un 26enne di Cecina è stato sorpreso da un nucleo di uomini della locale Guardia costiera e dalla Polizia provinciale mentre era intento a pescare abusivamente novellame d’anguilla (le cosiddette “cèe”) nel fiume Fine, in località Polveroni a Vada, a circa 1 km dal mare. Bracconaggio ittico, è questa la fattispecie contestata al giovane per aver pescato con un attrezzo dotato di una retina a maglie fittissime denominato “ripaiola”, alcuni esemplari della pregiata, ma allo stesso tempo severamente vietata, specie ittica. Alla vista delle autorità che lo hanno scoperto, questi è riuscito a disfarsi delle prede e a rovesciare nel fiume la cassetta dove le stesse erano tenute. Il recipiente tuttavia è stato recuperato e all’interno sono stati rinvenuti pochissimi esemplari ancora intrappolati. Tanto è bastato alla Guardia costiera e alla Polizia provinciale per contestare la violazione di 2.000 euro prevista dalle norme regionali sul bracconaggio nelle acque interne, con relativo sequestro dell’attrezzatura. Con le “cèe” il giovane cecinese ha rovesciato in acqua anche il proprio telefonino. È presumibile che lo stesso contenesse importanti informazioni in relazione ai contatti per la vendita abusiva ad una rete di compratori, anch’essi senza scrupoli, per piazzare sul mercato nero esemplari di novellame d’anguilla a prezzi che si aggirano anche fino a 300-400 euro al chilo. L’attività di controllo della Guardia costiera e della Polizia provinciale continuerà anche nei prossimi giorni al fine di prevenire e reprimere un illecito che, è bene ricordare, commettono anche coloro che detengono o semplicemente consumano esemplari di anguilla ceca.
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