Tra Livorno e Pisa è guerra. Questo è quello che è in corso tra le due città per la gestione delle “porte vinciane”, ovvero del meccanismo che apre lo scolmatore dell’Arno in Darsena Toscana. Per i pisani, La Navicelli SpA del Comune, presieduta dall’ingegner Giandomenico Caridi, le “porte” devono essere gestite dalla sua società perché rappresentano ad oggi l’unico accesso al mare per i tanti scafi che navigano sul Canale dei Navicelli fino alla Darsena Pisana dove sono insediati sempre più cantieri navali anche di ragguardevoli dimensioni.
Per l’Autorità portuale, e per i terminalisti della darsena Toscana, le ”porte” sono una jattura contro cui si combatte da decenni, perché quando stanno aperte, portano in darsena tonnellate di fanghi che riducono i fondali.
Lo scontro, che la Regione Toscana ha cercato di mediare con una legge che si riprende la gestione delle “Porte” (per passarla poi all’Autorità portuale di Livorno) ha avuto una brusca accelerazione in questi giorni. All’ennesimo sollecito della Regione per riavere le chiavi delle “Porte” la Navicelli SpA ha risposto con una formale diffida, con la quale si contesta la validità della legge regionale e si minacciano ricorsi. Copia della diffida è stata mandata per conoscenza anche all’Autorità portuale livornese. Che al momento, non avendo ancora ricevuto le famose “chiavi” dalla Regione come deciso con la legge, non può che assistere allo scontro tra Pisa e Firenze, a sua volta minacciando un’azione legale contro Pisa perché le “porte”, costantemente spalancate secondo palazzo Rosciano, tornano a interrare la Darsena Toscana appena dragata.
Nella diffida inviata a Firenze, la Navicelli SpA contesta anche che le “porte” scarichino i fanghi in Darsena Toscana. E a supporto di questa tesi cita uno studio commissionato al professor Stefano Pagliara dell’università di Pisa secondo il quale l’apporto di fango attraverso le “porte vinciane” sarebbe minimale, “solo dell’1%”. Una tesi questa contestata con tanto di dati e rilevazioni dall’Authority portuale livornese, anche con l’ovvia considerazione che i fondali della darsena sono a 10 metri sotto quelli dello Scolmatore, per cui i fanghi non possono certo andare in salita dalla Darsena al canale…
Infine, secondo l’ultimo dragaggio della Darsena, l’Authority ha misurato la profondità del fondale un anno prima che si mettesse effettivamente mano, e poi subito prima, verificando che in un anno di tempo i fanghi erano aumentati di circa 100 mila metri cubi, con prevalenza proprio sulla parte più interna della Darsena, dove sbocca lo Scolmatore. Pisa sostiene anche che se le chiavi venissero date all’Autorità portuale le “porte” verrebbero chiuse quasi costantemente, mettendo in crisi il traffico del canale, mentre Palazzo Rosciano ha sottoscritto da tempo un impegno per lasciare esattamente lo stesso orario e gli stessi tempi di apertura e chiusura che oggi dovrebbero valere (e non vengono rispettati) per gli accordi.
Nella sostanza, le “Porte” rimangono in mano a Pisa, che sembra decisa a sfidare la Regione e l’Authority livornese anche a costo di finire in tribunale. E la guerra continua.
2 Comments
amaranto67
14 Novembre 2016 at 0:14muriamo lo sbocco dei navicelli nello scolmatore e facciamola finita una volta per tutte.
Sandro
14 Novembre 2016 at 9:55Hai ragione amaranto67, una soluzione va certo tovata è inutile fare dragaggi senza risolvere la questione delle porte vinciane, in poco tempo i detriti si riaccumulano e si torna al punto di partenza.