Nella giornata odierna, su ordine della Procura di Livorno, che ha diretto le indagini, i poliziotti della Squadra Mobile hanno arrestato un 29enne livornese in esecuzione dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Livorno, che lo ritiene gravemente indiziato di aver commesso la rapina a mano armata all’esercizio commerciale “Frutta Verdura Alimentari” di via Garibaldi il 24 maggio scorso.
Il delitto era stato perpetrato nel tardo pomeriggio, allorquando la titolare, che aveva al seguito il proprio figlio di appena sei anni, mentre era intenta a sistemare la frutta all’esterno, notava un giovane che, dopo aver fatto un paio di volte avanti e indietro nei pressi dell’ingresso, entrava nel negozio e, dopo averle chiesto informazioni sulla merce, si dirigeva velocemente verso il bancone e si posizionava accanto a lei, avvicinandosi al punto da farle sentire la presenza di una pistola infilata nella cintola dei pantaloni.
La donna istintivamente si voltava e notava l’arma, quindi il giovane le intimava di dargli subito i soldi; accortosi che la donna aveva lanciato uno sguardo d’intesa verso il figlio affinché uscisse a chiedere aiuto, il malvivente – nel timore che il bambino potesse attirare l’attenzione di altre persone – afferrava il telefono della vittima e subito si dava alla fuga.
La vittima, apparsa assai turbata, sottolineava la determinazione e la fermezza del rapinatore, che aveva ingenerato in lei grave timore per la propria incolumità e soprattutto per quella di suo figlio.
La profonda conoscenza del tessuto criminale locale permetteva agli investigatori della Squadra Mobile di Livorno di focalizzare subito le attenzioni sul 29enne livornese, a carico del quale venivano raccolti gravi indizi di colpevolezza.
Veniva anche recuperata l’arma – rivelatasi essere una pistola scacciacani – che il rapinatore aveva abbandonato, nel corso della fuga, in una stradina vicina al luogo del delitto.
Alla luce del grave quadro indiziario raccolto e del concreto pericolo di recidiva – considerato che l’indagato ha numerosi e recentissimi procedimenti pendenti per reati della medesima indole, inoltre è disoccupato e tossicodipendente, elementi che fanno ritenere che viva proprio dei proventi dell’attività criminosa – il G.I.P., accogliendo integralmente la richiesta del p.m. della Procura di Livorno, disponeva la custodia cautelare in carcere dell’indagato, che veniva condotto a “Le Sughere”, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
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