Ospedali e terapie intensive sono fondamentali, ma la battaglia si vince prima di tutto sul territorio, e il ruolo di medici e pediatri di famiglia è fondamentale. Questo il senso del videomessaggio pronunciato dal presidente Enrico Rossi dalla sua pagina Facebook.
“In questi giorni abbiamo voluto aumentare il numero delle terapie intensive, sia nei nuovi ospedali che ben si prestano alla terapia intensiva, perché sono ben attrezzati, sia riaprendo anche una parte dei vecchi ospedali, dove le vecchie tubazioni sono state rapidamente, con una velocità davvero “cinese”, ripristinate. In alcune situazioni come a Pisa e a Lucca già sono pronti nuovi posti-letto di terapia intensiva – ha ricordato Rossi – . Ci siamo preoccupati dei posti Covid, cioè di quei posti letto che precedono il ricovero in terapia intensiva, ed è giusto far così, perché le roccaforti del nostri servizio sanitario regionale bisogna che in questa situazione siano particolarmente rafforzate. Se perdessimo sul terreno di questa fase ultima della cura, dovremmo essere nella condizione di non garantire più ai cittadini un diritto fondamentale, che è stabilito dalla Costituzione e dalle leggi: e ssere appropriatamente curati anche nella fase ultima, nella fase più estrema in cui si ha bisogno di cure”.
“Però non basta rafforzare le terapie intensive – ha proseguito – Bisogna essere consapevoli che la battaglia si vince sul territorio. Per questo abbiamo dedicato ieri e la mattinata di oggi a lavorare insieme con una commissione di esperti del servizio sanitario regionale, medici, universitari, esperti di questioni bioetiche, medici di famiglia, a scrivere un’ordinanza che riattribuisce al medico di famiglia il ruolo fondamentale di occuparsi del proprio paziente, di essere cioè la porta di accesso ai servizi sanitari regionali, sia nella fase iniziale, sia eventualmente dovesse presentarsi questa situazione nelle fase terminale, quando un cittadino vuole essere libero di essere curato a casa, assistito presso il proprio domicilio nella fase terminale“.
“Questo modo di affrontare il problema – ha proseguito Rossi – deve vedere da parte della Regione ovviamente un impegno, un patto forte a fornire tutti i dispositivi di protezione individuale di cui i medici hanno bisogno: mascherina FFP2, mascherine chirurgiche, tute integrali monouso, occhiali, guanti, divisa, soprascarpe. Sono convinto che riusciremo a fornire ai medici, ai pediatri, ai medici della continuità assistenziale, agli infermieri sul territorio questo tipo di attrezzature indispensabili. E poi accanto ai medici e ai pediatri di famiglia ci saranno anche le USCA, Unità speciali di continuità assistenziale, una ogni 30.000 abitanti, composte da infermieri e medici della continuità che effettueranno i sopralluoghi e anche i prelievi del tampone“.
“Poi verranno altre soluzioni – ha detto ancora Rossi -, come quella dell’albergo sanitario, a disposizione di tutti coloro che non possono stare in famiglia e preferiscono una soluzione individuale per non essere strumento di contagio. Abbiamo l’obiettivo di costruire almeno 400 posti di cure intermedie, che stanno tra le cure ospedaliere e le cure sul territorio. In questo modo pensiamo di costruire sul territorio tanti presidi prima di arrivare all’ospedale. Sono convinto che la battaglia si vince prima di tutto sul territorio”.
L’ordinanza di cui ha parlato il presidente Rossi rimette al centro il medico di famiglia nella gestione dei pazienti Covid. A questi spetta il primo trattamento con sintomatologia sospetta. A loro spetta di chiamare le USCA, composte da infermiere e medico di continuità assistenziale, per effettuare visite a domicilio e tampone. Sempre compito della medicina generale la gestione del paziente in fase terminale, nel rispetto del suo diritto alla dignità e all’autodeterminazione.
Ferma restando l’autonomia del medico nel proporre le scelte più idonee alla situazione del paziente, accanto a medici e a pediatri di famiglia, la regione Toscana affiancherà loro le USCA, unità speciali di continuità assistenziale (una ogni 30.000 abitanti). Le USCA sono composte da infermieri e medici della continuità che effettueranno i sopralluoghi e anche i prelievi del tampone. Si tratta di gruppi di esperti a sostegno del paziente a cui la Regione, in collaborazione con il Comitato etico e i competenti settori regionali, ha affidato il compito di individuare soluzioni con Aifa, finalizzate a estendere la partecipazione alle sperimentazioni di farmaci per la terapia del Coronavirus anche a medici di medicina generale e pediatri di libera scelta”.
Lascia un commento