Onestamente, stavolta faccio fatica a trovare le parole. Siamo arrivati infatti ad un punto del campionato dove tutte le possibili giustificazioni ormai fanno fatica a stare in piedi. E questo accade, perché probabilmente non ci sono scuse, basta dare la colpa alla sfortuna, i fatti parlano chiaro e ci dicono che il Livorno quest’anno la sua dimensione non l’ha ancora trovata. Quello che ho pensato subito dopo la partita giocata contro la Sangiovannese e persa malamente, è che nonostante siano stati presi dei provvedimenti, direi anche piuttosto sostanziosi, la questione è andata solo peggiorando perché alla fine quello che conta sono i numeri ed essi parlano chiaro: sette punti in sette partite, una media poco onorevole per una squadra che… Che alla fine probabilmente non aveva gli stessi obiettivi che i tifosi auspicavano.
Speravamo di fare un po’ come il Parma, che a seguito del fallimento subito nell’Estate del 2015 e costretto quindi a ripartire dalla serie D, nel giro di tre anni era riuscito a riconquistarsi la serie A in maniera del tutto meritata. Ho visto giocare quella squadra, ho visto la finale giocata a Firenze contro l’Alessandria e che ha visto i crociati promossi in serie B. Ricordo una squadra tecnicamente superiore, inutile negarlo. Ma che grinta ragazzi, facevano paura solo a guardarli. Facendo i dovuti raffronti, sulla carta anche il nostro Livorno poteva avere le carte necessarie per giocarsela, sin dall’inizio direi. Torromino e Vantaggiato, per fare due nomi, calciatori di una categoria superiore che hanno preferito accasarsi altrove; ma potrei dire anche Lo Faso (minato da troppi infortuni, vero) Luci e anche lo stesso Fancelli che sta dimostrando una continuità importante vista la giovane età.
Tanti nomi che però non hanno saputo trovare il giusto modo per amalgamarsi. Aggiungiamo il fatto che anche chi sembrava seguire un cammino di un certo rispetto, vedi Fogli, pare aver perso la bussola (e probabilmente anche la cassa amaranto…), e la ricetta per una vera crisi è servita. Qualcuno sta cominciando a chiedersi se l’esonero di Collacchioni fosse davvero necessario; sostituito da Vincenzo Esposito con il Livorno al terzo posto, probabilmente ha pagato solo il fatto di non avere i giocatori giusti, cosa dimostrata dalla società che durante il mercato ha praticamente rivoluzionato la squadra. E questo, ovviamente, non è necessariamente un bene perché non si parla più di rinforzi ma di un cambiamento radicale; inutile acquistare due attaccanti per un centrocampo che non è più lo stesso e che quindi ha dinamiche diverse.
Quella con la Sangiovannese è stata una partita brutta, da ambo le parti; loro che non hanno fatto altro che giocare al gatto con il topo, hanno cercato di perdere tempo in tutti i modi (la sparizione dei palloni un vero tocco di classe…) e hanno sfruttato le loro uniche occasioni create per portarsi a casa i tre punti. Noi, che ci siamo fatti sottomettere senza troppa fatica, non abbiamo saputo reagire. Il modulo nuovamente impostato da Esposito non convince, il centrocampo a due fa fatica a girare nonostante Luci abbia dimostrato di non arrendersi mai. Non bene l’attacco, che ha visto El Bakhtaoui poco incisivo (colpa magari dell’infortunio patito in settimana…) e Lucatti stavolta davvero mai pericoloso. La vittoria che mancava in trasferta da settembre non è arrivata, e non credo sia colpa della pressione. Abbiamo già sdoganato ampiamente questo concetto; e pensare che si faccia fatica a reggere campi il cui numero di spettatori è veramente esiguo se comparato con quello che si viveva anni fa, mi sembra davvero impensabile. I giochi ormai stanno per compiersi, le possibilità di accedere ai play off ci sono ma ci serve un cambiamento. Immediato. Il tempo sta per scadere, e il Livorno deve decidere da che parte vuole stare.
Agnese Gaglio
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