Sembra ieri, ma sono già passati 6 anni da quando Piermario Morosini ci ha lasciati in quel tragico pomeriggio.
E’ il 14 aprile del 2012.
Allo stadio Adriatico di Pescara i padroni di casa stanno affrontando il Livorno.
Sono due squadre con un blasone importante, con tante stagioni in Serie A nel recente passato.
Serie A che è esattamente dove queste due società ambiscono a tornare al più presto.
Ma mentre il Pescara ha già praticamente un piede nella massima serie per il Livorno è stata fino a quel momento una annata tribolata e di poche soddisfazioni.
Il pericolo di una retrocessione in C è tutt’altro che scongiurato.
Il Pescara è primo in classifica e gioca un gran bel calcio.
In panchina c’è Zdenek Zeman, il controverso allenatore boemo che a Pescara sta costruendo un autentico gioiellino. In campo, tra gli altri, ci sono 3 giovanotti dal futuro assicurato; si chiamano Ciro Immobile, Lorenzo Insigne e Marco Verratti.
La partita però prende una piega inaspettata e sorprendente.
Il Livorno, dopo poco più di un quarto d’ora, è già in vantaggio 2 a 0.
Gli amaranto lottano su ogni pallone come guerrieri apache e corrono come i keniani degli altipiani.
Si sta delineando un risultato sorprendente che è una mazzata per le ambizioni dei ragazzi di Zeman ma che è oro puro per Morosini e compagni.
Piermario è in campo e fa appieno la sua parte.
Come al solito.
“Morsica” i polpacci di Verratti e degli altri centrocampisti del Pescara, recupera palloni su palloni e li distribuisce con semplicità e intelligenza.
Da quando è arrivato è titolare indiscusso della squadra diretta da Armando Madonna, subentrato a stagione in corso a Walter Novellino.
Siamo alla mezz’ora di gioco quando in una azione offensiva del Pescara accade improvvisamente qualcosa.
Piermario Morosini sta rientrando per dare una mano in difesa quando sembra perdere l’equilibrio.
Il campo è reso scivoloso dalla pioggia.
Si rialza una prima volta, poi cade e tenta ancora di rialzarsi …
No. Non è la pioggia o il terreno scivoloso.
Piermario ha un malore.
L’ultima volta cade in avanti, in maniera innaturale.
La percezione che qualcosa di grave sta accadendo al giovane centrocampista bergamasco è immediata.
Ci sono momenti confusi e convulsi, c’è purtroppo tanta disorganizzazione e tante cose che non funzionano come dovrebbero.
Finalmente l’ambulanza può correre verso l’ospedale di Pescara.
… ma il cuore di Piermario si è fermato e dopo più di un’ora di inutili tentativi smetterà per sempre di battere.
Una rara malattia dicono.
“Cardiomiopatia aritmogena”.
Sono queste due quasi impronunciabili parole a portarsi via questo ragazzo che alla malasorte aveva già dato in pochi anni quello che in tanti non danno neppure in una vita intera.
Piermario, che anche nei momenti peggiori non aveva mai smesso di lottare, che non si era mai fermato a piangersi addosso ma che anzi continuava a ripetere che quelle esperienze tragiche e terribili lo avevano forgiato, dandogli quella rabbia in corpo che era diventato il suo principale combustibile, quello che gli permetteva di correre più di tutti gli altri e di arrendersi sempre per ultimo.
Grazie a questo erano arrivate quelle soddisfazioni professionali che i suoi genitori avevano sempre supportato e spinto a coltivare.
Questo … e l’amore di Anna, con le ultime dolcissime foto insieme in una piccola gita all’Isola d’Elba.
Ora, come ricorda il compagno di squadra e amico Roberto Baronio, “ha raggiunto la sua famiglia ed è lassù, da qualche parte con loro”.
… e di sicuro Piermario avrà già trovato un prato ed un pallone dove ricominciare a correre.
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