Con l’avvio della stagione estiva, in cui i turisti della provincia labronica si riversano sul litorale toscano, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno hanno intensificato, anche in aderenza alle indicazioni emerse in sede di Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica a livello locale, le attività di contrasto del fenomeno della vendita di prodotti contraffatti, settore particolarmente sensibile proprio nel periodo estivo. Nel corso di mirati servizi di controllo economico del territorio, nei giorni scorsi le Fiamme Gialle del Gruppo di Livorno hanno monitorato, attraverso attività di perlustrazione anticrimine ed anticontrabbando, il centro cittadino, al fine di intercettare il verosimile rifornimento di merce, in vista dell’avvio della stagione estiva, destinata alla minuta vendita sulle spiagge e nelle principali piazze della città. I conseguenti appostamenti e pedinamenti curati dai militari hanno consentito di individuare e fermare un’autovettura parcheggiata in viale Carducci con a bordo due soggetti di nazionalità senegalese che, pochi istanti prima, avevano caricato sul proprio veicolo alcuni scatoloni ritirati da un negozio di spedizioni postali sito nel centro cittadino. Il controllo delle merci evidenziava immediatamente che trattavasi di borse e portafogli recanti marchi di note “griffes” (Louis Vuitton, Hermes, Prada, Gucci e Chanel), parte dei quali rivelatisi di pregiata fattura. Gli immediati accertamenti esperiti in loco permettevano di individuare e recuperare, presso il predetto esercizio, ulteriori analoghi pacchi, facenti parte della medesima partita di spedizioni, che i due senegalesi non avevano ancora prelevato per mancanza di spazio nel loro veicolo. I circa 4.000 pezzi così sequestrati, recanti la riproduzione dei predetti famosi marchi, risultavano fedelmente riprodotti anche nel confezionamento, con perfetta imitazione dei box rigidi dei portafogli, delle sacche portaborse e, in alcuni casi, pure delle certificazioni d’autenticità. Ottenuta, su un campione dei prodotti, immediata conferma della contraffazione dai periti delle case di moda interessate, i militari procedevano alla perquisizione dell’abitazione dei soggetti sita nella provincia di Pisa, al cui esito venivano sequestrati ulteriori 60 pezzi riportanti marchi contraffatti nonché denaro contante per € 650,00, profitto dell’illecita commercializzazione di tali prodotti. I due soggetti fermati venivano, quindi, denunciati alla Procura della Repubblica di Livorno per introduzione e commercio nel territorio dello Stato di prodotti con segni falsi e ricettazione. Gli approfondimenti delle Fiamme Gialle sono poi proseguiti sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria alla sede (Sostituti Procuratori della Repubblica – dott. Massimo Mannucci e dott. Giuseppe Rizzo), ipotizzando che soggetti contigui a quelli individuati e denunciati potessero avere la disponibilità di ulteriori luoghi ove depositare la merce contraffatta. Sono state, quindi, eseguite attività occulte di pedinamento e appostamento, al cui esito i militari hanno individuato un magazzino di una ditta livornese presso il quale, su commissione di taluni soggetti di etnia senegalese, venivano fatti recapitare numerosi scatoloni contenenti merce contraffatta di note e costose griffes francesi ed italiane, che restavano colà depositati fino a quando gli effettivi destinatari non si fossero presentati per il ritiro. In questo modo, i finanzieri hanno sottoposto a sequestro ulteriori 2.000 borse contraffatte, recanti marchio francese “Goyard”. La suddetta azione repressiva, oltre ad evidenziare l’impegno operativo del Corpo nello specifico settore, effettuato, in piena sinergia con la locale Procura della Repubblica ed in risposta ad un’esigenza sempre più avvertita dalla collettività, rimarca il ruolo di centralità della Guardia di Finanza nel comparto della tutela intellettuale, a salvaguardia del consumatore finale e degli imprenditori onesti. I prodotti recanti marchi “falsi”, infatti, possono causare pericoli per chi li acquista, in ragione dell’assenza di certificazioni per sicurezza e, altresì, generano, evidentemente, danni economici, per effetto della sleale concorrenza patita, alle imprese produttri.
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