Si riapre un passaggio storico sul complesso dei bacini di carenaggio livornesi. L’Autorità di sistema portuale ha completato le procedura per inviare a lettera formale di invito alla gara alle due imprese che hanno dichiarato ufficialmente il loro interesse a gestire i due bacini. Sono, come noto, Azimut/Benetti e Jobson Group. Una gara che era stata congelata dopo il disastro del bacino galleggiante Mediterraneo.
Quest’ultimo, finalmente liberato dal relitto dell’Urania, è in riparazione da parte della Benetti e delle sue aziende di fiducia, con il quasi totale rifacimento dell’impianto idraulico, il totale ripristino di quello elettrico e rinforzi alla piattaforma: tutti interventi che nella recente ispezione fatta dal presidente dell’AdSP Stefano Corsini – e guidata dall’ex AD ingegner Poerio – sono stati minuziosamente illustrati. Compresa la cifra di oltre 4 milioni di euro che Benetti ha già speso per rimettere il Mediterraneo in condizioni di operare. E in particolare, per consentire il varo – programmato entro il prossimo novembre – del primo dei tre mega-yachts da 100 metri, che potrà scendere in acqua solo una volta ricollaudato il bacino galleggiante. Nei giorni scorsi i vertici della Benetti hanno presentato al presidente Corsini il progetto per il varo del primo 100 metri. Un progetto complesso, per un varo che lo stesso presidente Corsini ha giudicato “un evento di grande importanza sia per il porto che per l’intera città di Livorno” e sul quale “c’è la massima attenzione della stessa AdSP”. Sulle problematiche legate alla nautica, il presidente Corsini ha voluto sottolineare anche un fattivo lavoro in corso, in collaborazione con il Comune, per avviare concretamente la costruzione dell’approdo turistico della Bellana. Un approdo a lungo atteso, che potrà risolvere definitivamente non solo il trasferimento di parte della nautica oggi stanziale nel porto mediceo – per il quale è in atto l’avvio di lavori anche dell’AdSP propedeutici al porto della nautica facente parte degli accordi di Roma che salvarono il cantiere navale ex Orlando – ma anche consentire negli anni di liberare i Fossi medicei di parte delle imbarcazioni maggiori, che oggi costituiscono per le loro dimensioni un intoppo alla navigazione dei natanti. Ai quali, sembra di capire, rimarranno progressivamente destinati gli ormeggi nei Fossi.
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