“Sono ormai molti anni che una mancata vigilanza ed una seria regolamentazione degli appalti crea conseguenze gravi sul mondo del lavoro – si legge in una nota a firma Unione Sindacale di Base sez. Porto -. Ricadute dirette sulla sicurezza e sui salari. Appalti a cui si decide di ricorrere sempre più spesso per pagare meno e fare profitto sulle spalle di chi lavora.
Anche a Livorno questo problema e più che mai vivo e concreto sia nel porto che nella logistica direttamente collegata, e non, al settore portuale.
La mancanza di tariffe minime con soglie ben definite al fine di garantire salari dignitosi ha portato in questi anni una guerra tra gli art 16. Una guerra che in modo ciclico ha visto ognuno di essi entrare in difficoltà economica e aumentare esponenzialmente i di carichi di lavoro pur di rientrare nei costi.
Un meccanismo che alimenta anche la precarietà del lavoro come il caso dei portuali Intempo che aspettano un contratto stabile, alcuni di loro, anche da oltre 10 anni”.
“Inoltre – continua la nota – assistiamo anche al fenomeno dei sub appalti che vede ditte concessionaria ex art 16 bis, operanti all’interno dei terminal portuali, usare questo metodo sistematicamente. La prima conseguenza è l’adozione di contratti fuori dai CCNL di riferimento. In questo modo si risparmia sulla forza lavoro e aumentano i profitti per le società appaltanti. Stessa cosa per segmenti di lavoro che, a differenza del passato, vengono affidati a personale non portuale. Un esempio tra tutti è la vigilanza privata. Lavoratori che avrebbero diritto alle stesse condizioni salariali di tutti gli altri”.
“L’emergenza COVID ha di fatto contribuito al velocizzare questo processo che, senza alcun freno, porta vantaggi solo alle grandi aziende appaltatrici e mai ai lavoratori.
Mentre nell’ambito portuale alle aziende e cooperative, nella morsa degli appalti a ribasso, lo Stato ha elargito contributi consistenti nel settore della logistica le condizioni sono notevolmente peggiori. L’ultima vicenda è quella dei lavoratori della MT licenziati nel periodo Natalizio e che adesso rischiano di perdere anche TFR e mensilità arretrate a fronte di una mole di lavoro che ha avuto oggettivamente una flessione ma, almeno nelle ultime settimane, è sicuramente a livelli pre-covid”.
“Eppure noi lavoratori portuali – prosegue la nota – insieme a quelli del settore logistico movimentiamo quotidianamente milioni di euro di ‘merce’. Beni di ogni tipo che acquistano valore anche e soprattutto nel momento in cui circolano e raggiungono, nel più breve tempo possibile le loro destinazioni finali. A titolo di esempio basti pensare che la cooperativa autorizzata ex art 16 bis e che applica il CCNL Multiservizi (con paghe da 900/1000 euro) cioè la CPM è capace di movimentare in un solo turno autovetture per un valore di mercato di circa 2 milioni di euro in un singolo turno di lavoro.
Livorno è uno degli scali più importanti per la movimentazione di auto grazie alla presenza di grandi piazzali nell’immediato retro porto e per una rete logistica abbastanza efficiente.
Questo settore andrebbe valorizzato invece di consegnarlo nelle mani di aziende, come Bertani, che in 6 anni non sono state in grado di garantire condizioni minime dignitose accumulando centinaia di ore di sciopero, vertenze continue, picchetti e manifestazioni. Tutto nel silenzio più totale.
Purtroppo con il sistema attuale armatori e grandi terminalisti fanno affari e i lavoratori si fanno la ‘guerra’ tra di loro per le briciole.
MT è una diretta conseguenza di questo sistema, di questa giungla degli appalti e dei sub appalti.
Il sostanziale immobilismo delle istituzioni non ci meraviglia. La responsabilità diretta va ricercata anche in quei soggetti istituzionali a partire dal nostro Stato che, il più delle volte, hanno come interlocutore diretto Confindustria e le altre associazioni datoriali. Dalla loro anche alcuni sindacati ormai assoggettati alle logiche di potere.
Quanto altro ancora dovranno pagare di tasca propria i lavoratori? Gli enti predisposti alla vigilanza hanno intenzione di intervenire?”
“Come USB Sez.Porto esprimiamo profonda solidarietà e vicinanza ai lavoratori colpiti dai recenti licenziamenti e continueremo a portare avanti le nostre rivendicazioni al fine di ottenere un rispetto delle norme di sicurezza, di salari adeguati e di una seria regolamentazione sugli appalti che vada nella direzione di una generale internalizzazione nell’ambito della logistica e nella creazione di un polo unico di manodopera Art 17 nell’ambito portuale. Base di partenza per una progressivo adeguamento di una serie di situazioni intollerabili.
Per discutere di questi argomenti e per fare il punto della situazione rispetto alla nostra piattaforma sindacale a seguito dell’incontro con il Presidente dell’Autorità Portuale – conclude la nota -invitiamo tutti i lavoratori del porto, della logistica e del trasporto merci, a partecipare all’assemblea che si svolgerà Venerdì 14 gennaio dalle ore 15 di fronte al Varco Valessini”.
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