La notte scorsa un uomo si è tolto la vita all’interno di una cella della casa circondariale di Livorno, Le Sughere.
“Davanti a un fatto così grave provo un dolore immenso – commenta il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin. Il suicidio di un detenuto in carcere rappresenta una sconfitta per l’intero sistema penitenziario nazionale”.
“Sono anni che, insieme al Garante per i diritti dei detenuti, denunciamo le criticità e l’inadeguatezza delle Sughere – attacca Nogarin. Lo scorso anno ho portato addirittura il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, a fare un sopralluogo all’interno della struttura. Dopo le rassicurazioni iniziali, non abbiamo saputo più nulla, ma noi non ci siamo fermati”.
Lunedì scorso, 4 giugno, infatti, il sindaco Filippo Nogarin e il garante per i diritti dei detenuti del Comune di Livorno, Giovanni De Peppo, sono stati ricevuti a Firenze da Antonio Fullone, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria della Toscana e dell’Umbria, per porgli le problematiche delle Sughere.
“Si è trattato di un incontro estremamente produttivo – sottolinea il Sindaco. Il Provveditore ha già previsto un sopralluogo alle Sughere insieme ai responsabili della parte strutturale. A quel punto ci verrà fornito un cronoprogramma dei lavori di messa in sicurezza e ripristino delle zone maggiormente disastrate. Questo però non basta. Alle Sughere ci sono altri due problemi gravi: i programmi di reinserimento e le attività organizzate all’interno della casa circondariale sono del tutto insufficienti, e la polizia penitenziaria è sotto organico di almeno 25 agenti. E’ fondamentale che il nuovo Guardasigilli agisca al più presto”.
“Questa è una tragedia che si poteva e doveva evitare – aggiunge il Garante per i diritti dei detenuti del Comune di Livorno, Giovanni De Peppo. Non dimentichiamoci che questa persona solo pochi giorni fa è stata trasferita d’imperio da un altro carcere dal Dipartimento dell’amministrazione pentienziaria di Roma. Il DAP, quasi sempre disattento alle segnalazioni relative ai detenuti più fragili, in questo caso sembra aver agito su richiesta dei penitenziario, senza però le conseguenze che questo trasferimento avrebbe avuto sull’equilibrio psicofisico di un detenuto che già aveva manifestato atteggiamenti a rischio suicidario. E questo è molto grave. Più in generale, è indispensabile predisporre, all’interno delle carceri, sezioni dedicate in grado di accogliere, custodire e curare adeguatamente chi si trova in una condizione di rischio e precarietà psichica particolare”.
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