Di Sandro Lulli >>>> Partecipazione, emozione e un lungo e caloroso applauso partito spontaneo ha salutato l’uscita della bara di Ennio Succi dalla camera mortuaria di viale Alfieri. Ad attendere la salma dell’ex calciatore ed ex allenatore gentiluomo deceduto all’età di 85 anni, c’erano decine e decine di persone. Tantissimi i volti noti come gli ex arbitri internazionali Paolo Bergamo e Piero Ceccarini, gli ex calciatori Novilio Bruschini, Roberto “Morino” Balestri, Mirco Brilli, Sandro Mancini eppoi Mattei, Pistolesi, Burroni e persino Roberto Aliboni, arrivato da Massa.
La Figc era rappresentata da Pasqualetti, per l’Arrmando Picchi Leone Lonzi e il ds Brondi, per la stampa Riccardo Osini editore di Telecentro, Marco Ceccarini (Amaranta), Francesco Foresi (Gazzetta dello Sport), Riccardo Bartoli. Tantissimi anche gli amici: da Nedo Di Batte (quello che da anni ha accudito Ennio come un fratello superandosi negli ultimi mesi aiutato anche da sua moglie Angela) a Elio Cerrai, da Bruno Bartolozzi a Enrico Bacciardi e Curzio Galatolo, sino a Sergio Marconi arrivato col presidente onorario del club amaranto Campanile Mario Lenti, altra figura importante di sportivo e tifoso amaranto. Ma c’erano anche Carlo Sparti, Renzo Rossi, Massimo Micheli, Cristina Lombardi, e altrettanti semplici conoscenti: tutti lì dalle 10 di mattina per Ennio Succi sino all’ultimo contornato anche dall’affetto dei propri familiari, tantissimi i nipoti memori della generosità e della bontà dello zio.
Sul feretro, condotto alla cremazione, spiccava un cuscino di fiori del club Campanile. Una corona di fiori e un telegramma sono stati inviati dal gruppo Glorie As Ribera, coordinato da Liborio Zito, cittadina agrigentina dove Ennio Succi ha allenato tantissimi anni favorendo il diffondersi del calcio e valorizzando tanti giovani che poi sono arrivati anche alla massima categoria. Un telegramma è arrivato anche dal Siena Calcio, dove non è passata inosservata la morte del loro ex tecnico. E’ stata notata l’assenza di rappresentanti del Livorno Calcio: c’era Enrico Bacciardi, ma non in veste ufficiale. Ennio non ha mai allenato gli amaranto ma aveva giocato nelle giovanili dove ebbe come maestro Mario Magnozzi, stringendo amicizia con Picchi, Lessi e Balleri, ma anche con Cappa e Taccola. Era un uomo di sport e di fronte a personaggi di questo spessore non può non esserci la presenza unionista, tantopiù che recentemente già per Gisberto Lascialfari fu commesso errore identico.
Nedo Di Batte commosso: “Ennio, grande figura di sportivo, era diventato come un fratello; ho fatto quello che mi diceva il cuore. Dona un po’ di te e avrai una vita serena…”. E con Nedo e Elio Cerrai e tutti gli amici che sono accorsi al suo capezzale abbiamo condiviso la rabbia e la frustrazione dopo il furto del suo bancomat e la sottrazione di 500 euro dal conto e la speranza e ancora quella che la polizia possa identificare questo infimo avvoltoio.
Ennio lascia un vuoto incolmabile. Era un uomo colto, divorava libri ed era un profondo conoscitore di musica classica. Nella sua vita ha viaggiato tanto e lavorato come allenatore persino oltre oceano dopo essere stato in Grecia. Non solo: Succi per molti anni ha rivestito la carica di presidente provinciale Aiac avendo girato l’Europa anche al fianco di Paolo Bergamo e Piero Ceccarini due grandi “principi del fischietto”.
Ennio era saggio, generoso, amava lo sport del calcio ma sapeva osservarlo senza la lente deformata del tifo, non aveva fanatismo. Spesso nell’intervallo andavo a chiedergli la sua impressione e lui te la dava, con calma, senza rabbia, senza inveire contro questo o quello. Sapeva cos’era il rispetto, anche dei calciatori e ne comprendeva gli eventuali errori oppure se incappavano in una giornata storta. E non criticava i colleghi in panchina, neppure quelli avversari. Ecco il suo spessore umano che emergeva anche nella disamina di una partita. Insegnare vuol dire anche trasmettere valori e lui lo faceva a prescindere. Ecco perché era ed era stato anche un bravissimo talent scout ed era riuscito a valorizzare anche tantissimi giovani calciatori facendoli diventare calciatori da grandi palcoscenici: perché sapeva insegnare e non solo il calcio anche il modo di vivere e interpretare il calcio.
Personalmente non potrò mai dimenticare il suo abbraccio l’8 aprile 2017 alla banchina dell’Andana degli Anelli appena sceso dalla barca a remi dopo aver effettuato la traversata dalla Capraia in memoria delle 140 vittime della Moby e di Jacopo Pieri, ucciso da un pirata della strada il 4 marzo dello stesso anno. Mi disse: “Voglio essere il primo a stringerti a me…”. E così fu. Addio Ennio: ieri mattina in quell’applauso lungo e accorato c’era tutto ciò che rappresentavi: c’era la stima e l’affetto per un Signore, un Galantuomo. Un Uomo da prendere come esempio.
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