Il Livorno non ci crede. Sono sette le partite consecutive senza sconfitta, un risultato di certo anche onorevole se non fosse che al suo interno ci sono delle problematiche impossibili da ignorare. Il Livorno pareggia in casa, contro il Montespaccato, ultima in classifica. Incredibile come gli amaranto abbiano il potere di rinvigorire le squadre in odore di retrocessione. Squadre, che sicuramente arrivati a questo punto del campionato, hanno dalla loro un assetto tecnico inferiore alle altre visto la posizione occupata; ma il carattere è un’altra storia… Non è tutto, ma è tanto. Non avere un’identità ben precisa è un altro segno di questa mancanza.
Un Livorno che cambia troppo spesso le carte in tavola, vuoi per necessità (infortuni, squalifiche, gestione quote) vuoi per un’effettiva mancanza di titolari irremovibili, ovvio che faccia difficoltà a reggere un campionato in maniera equilibrata. Impossibile non ritrovarsi spaesati, soprattutto dopo l’ottima prestazione contro il Città di Castello. Ci era sembrato che si fosse trovato un equilibrio, e che questo fosse di buon auspicio per il prosieguo del campionato. Ma a Grosseto prima, e infine in casa con i laziali nell’ultima di campionato, tutti i difetti di questa squadra sono venuti nuovamente a galla.
Era parso che il Mister avesse trovato i suoi undici uomini di fiducia, eppure i cambiamenti non sono mancati, e quasi tutti nel reparto offensivo. I punti, noi, li abbiamo persi là davanti. Il reparto difensivo, nonostante i cambiamenti, ha infatti sempre tenuta botta con un passivo reti molto buono, secondo solo alla capolista Arezzo; inoltre, sia Fogli che Bagheria hanno sempre svolto molto bene il proprio ruolo, tanto che anche le piccole imperfezioni del primo sono passate in secondo piano. Fancelli, una garanzia. La svista che gli ha fatto perdere il tempo nei confronti di Anello domenica è un errore che si poteva recuperare se solo il reparto attacco si fosse fatto vedere. L’unico guizzo è stato di Bruzzo, che riprende la sua posizione a ridosso della punte (ruolo sicuramente adatto a lui) grazie al rientro di Greselin che però si è visto poco là in mezzo. Si rivede Lucatti, ma solo sul tabellino perché non entra mai in gara; e qui, facciamo fatica a capire le mosse di Esposito che aspetta molto a cambiare i suoi attaccanti nonostante le evidenti difficoltà.
Una cosa, mi auguro: che non si molli la presa. Sono troppe le domande che ci facciamo da inizio campionato ad ora, e non vorrei che si arrivasse ad una sorta di consapevolezza dei propri limiti. Che ci sono, ma non sono così insormontabili da non poterci pensare fra i le prime cinque. Certo spaventano i play-off, la squadra potrebbe non essere all’altezza. Ma la squadra non deve mollare. E sono certa, non lo farà.
Agnese Gaglio
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